Alessandro Bono, perdona se puoi
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Post aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Sono Alessandro e racconto la storia del mio passato da odiatore quando Internet ancora non era alla portata di ogni casa.
Quanto eravamo cretini anche se non ci facevamo vedere! Giovani, spensierati, e ridevamo dei fallimenti altrui. Anche di un cantautore morto giovanissimo, Alessandro Bono. Chissà se riuscirà a perdonarci?
Alessandro, alias Gifter
Chi è abituato a leggere questo blog ci ha sempre visti appaiati senza farsi troppe domande se fosse “Elettrona” o “gifter” ad aver scritto i post; adesso però è il caso di spiegare che sono principalmente io -Gifter- a comporre le storie del mondo positivo.
Mi chiamo Alessandro. Sono gay felicemente sposato, appassionato di canto e musica, positivo all’HIV dal 2013 ma non siamo qui per parlare di me perché questo spazio è dedicato ad Alessandro Bono… Che non sono io.
La sposa: tornare indietro nel tempo
Nessuno tra me e mio marito si definisce “la sposa”, sto parlando di un libro che ho letto e che mi ha ricordato un momento particolare di quando avevo 19 anni. La sposa, Mauro Covacich reperibile per chi volesse anche in formato digitale.
Non nascondo di essere in pieno disaccordo con molte riflessioni condivise in questo libro ma un racconto in particolare mi ha riportato indietro a quando ero uno stronzo odiatore anch’io forse anche peggio di quelli on line.
Correva l’anno 1994 e alla soglia dei miei 19 anni già iniziavo a lamentarmi di come il Festival di Sanremo stesse cadendo in basso con la vittoria di Aleandro Baldi e Andrea Bocelli.
“Sono mediocri e hanno vinto perché sono ciechi”, dicevo. Avevo l’autostima sotto i piedi per cui mi gratificava pigliarmela con chi ritenevo più debole di me.
A scuola ero “il secchione” che studiava al conservatorio, mi ero convinto di dover morire “sano e vergine” per la paura dell’AIDS che all’epoca non lasciava scampo e se prendersela con Baldi o Bocelli non era sufficiente, mi comportai ancora più da stronzo con un’altra performance: quella di Alessandro Bono, citato da Mauro Covacich in un racconto del suo libro.
Alessandro Bono? Chi è?
Mi chiamo Alessandro e mi dicono che sono Bono quindi fidatevi.
No, seriamente, Alessandro Bono è un cantautore che ho imparato, troppo tardi, ad apprezzare non prima di averlo insultato a raffica quando si presentò a Sanremo con la gomma in bocca e portandosi a casa un’esibizione, diciamo così, non delle migliori.
“Ma questi sono i cantanti di oggi”, dicevo. “Alessandro dove vuoi andare, così? Fuma meno e smetti con la droga per carità.” ” L’avevo visto un paio d’anni prima nel 1992 insieme ad Andrea Mingardi senza dare troppo ascolto al suo pezzo “con un amico vicino” arrivato terzo fra le nuove proposte e alla fine quel nome era sparito come tanti altri.
Se già l’esibizione 1992 tutto sommato era mediocre, due anni dopo è solo peggiorato: “chissà che sparisca”, la mia mentalità di bullo irrispettoso non perdonava.
Per questo il libro “la sposa”, menzionato dalla collega Elettrona proprio mentre discutevamo di Alessandro Bono, mi ha incuriosito e ho voluto leggerlo inconsapevole che mi avrebbe sbattuto in faccia quanto a 19 anni io fossi un vero bastardo.
Covacich racconta di quel lontano 1994 mentre insieme a fidanzata e amici guardava Sanremo:
[…] “Riuscirà a cantarla tutta?” dice, leggendomi nel pensiero, il padrone di casa. L’intero salotto scoppia in una risata.
Già all’inizio l’esibizione dava l’idea di un annunciato fallimento – concordavo in pieno con l’autore del libro e i suoi amici.
[…] è soprattutto la voce che non funziona, sembra quella di uno sprovveduto. Se è davvero un campione, dovrebbe sapere che non si improvvisa niente. Avrebbe dovuto lavorarci a lungo, diaframma, corde vocali, presenza scenica. Non è solo una questione di stecche, avrebbe dovuto esercitarsi […] Tutti sanno cantare sotto la doccia, ma esibirsi a teatro durante una diretta televisiva è un’altra storia. Bacchettare questo ragazzo mi fa sentire bene…
Diaframma! Corde vocali! Esercitarsi!
Proprio così, pur avendo smesso di studiare musica gli esercizi mi accompagnano quotidianamente. Cantare mi piace e se non voglio sfigurare devo tenermi allenato pur non avendo alcuna intenzione di esibirmi in pubblico, cantare per gli altri mi porterebbe solo via tempo che desidero concentrare su attività diverse oltre a mettermi alla mercé degli odiatori on e off line, e Covacich spiega alla perfezione il fenomeno.
“Bacchettare questo ragazzo mi fa sentire bene”, afferma lui; ecco il punto, è questa la realtà: punire con parole ostili una persona che riteniamo inferiore, ci dà la sensazione di nascondere per un attimo quelli che sono i nostri fallimenti e quando sei adolescente spesso e volentieri ti comporti così. A posteriori cerco di perdonare me stesso, e Covacich probabilmente aveva la mia stessa età.
Effettivamente anche lui si rimprovera di non aver capito cosa Alessandro Bono volesse comunicare al pubblico:
“Verrà il giorno in cui sarai / col sedere grosso come una balena / io come adesso ti amerò / che hai un fisico da sirena… / Oppure no! Io questo non lo so!” Annaspava, mandava giù saliva in continuazione.
“Oddio, guardate, il chewing gum!” ha urlato il padrone di casa. “Canta col chewing gum!”
E tutti giù a ridere. Che bella serata a sbellicarsi per quell’imbranato. Ha davvero la gomma in bocca, mi dispiace non essermene accorto io, passavo già allora per un ragazzo molto vigile, uno che notava la più piccola delle inezie. Eppure laggiù, nell’altra era geologica, sono troppo preso dalla fulgida iridescenza del suo fallimento per cogliere un simile dettaglio. Mi pare tutto così istruttivo. Vedo l’apologo, non vedo lo sguardo sperduto. I suoi occhi si aggirano tra le prime file in cerca di un amico o di un parente, ma io non vedo cosa vedono. È facile, basterebbe osservarli con un minimo di attenzione, eppure non ne sono capace. Lo sto incalzando: come puoi non sapere se l’amerai o non l’amerai per sempre? Come puoi non sapere se verrà o non verrà quel giorno? Non senti la fiducia nel futuro irrorarti il cervello?
“I suoi occhi cercano un parente o un amico in prima fila”, Alessandro temeva di non potercela fare e anch’io adesso se riguardo l’esibizione in oggetto su YouTube mi rivedo quando da ragazzo suonavo il piano o cantavo per qualcuno specie in contesto d’esame. Avevo sempre bisogno di uno sguardo affermativo anche senza eccessive ragioni di temere che qualcosa andasse storto.
Cos’avrà voluto dirci Alessandro Bono con quel testo? Sedicesimo posto su 20, per carità io gli avrei dato proprio l’ultimo; Covacich l’ha definito “un bel fiasco” io sono stato molto meno indulgente di lui ritenendo che per me, Bono, a Sanremo non doveva proprio andare.
Perdonami, se puoi
In effetti anche qualcuno di molto più autorevole gli consigliò di non partecipare al festival: i medici! Questa però fu un’informazione che tutti imparammo due mesi dopo Sanremo: Alessandro Bono è morto il 15 maggio 1994 a Milano ancora prima di compiere 30 anni. AIDS.
Ancora lei! Quella malattia che mi faceva tanta paura impedendomi di avvicinarmi alle esperienze sessuali. Quale cantante stonato, quale fallimento, Alessandro stava morendo e con quel brano cercava di farcelo capire.
Anzi, a posteriori credo che Bono sia stato migliore di me perché se lui con l’AIDS conclamato ha avuto il coraggio di presenziare a Sanremo vada come vada, io sono stato per anni a precludermi le esperienze per paura e quando vent’anni dopo l’HIV è toccato a me per colpa di una relazione sbagliata, mi sono chiuso in me stesso fino a quando ho trovato qualcuno più testardo di me e alla fine a forza di dai e dai me lo sono anche sposato.
“La risposta amore mio, è nascosta nel tempo”. Avevi ragione tu, Bono; e per fortuna all’epoca non c’erano i social network se no ti avrebbero massacrato ancora più di quanto abbiamo fatto noi imbecilli adolescenti che ci credevamo la perfezione.
“Finiscila con la droga”, ti dicevo e tu avevi già smesso da un pezzo concentrandoti sulla musica. Troppo tardi, e troppo presto perché se il tuo virus ti lasciava positivo senza farti ammalare saresti ancora qui.
Ho anche provato a cantare “Oppure no” con la mia voce sai, ho cercato la base musicale non l’ho registrata per cui solo mio marito, Elettrona e il mio HIV possono dire se ci sono riuscito bene OPPURE NO.
Mi sembra già di sentire il tuo virus che fa eco al mio: “io questo non lo so!”
Alessandro io, Alessandro tu, HIV positivi entrambi e provare un tuo brano mi ha fatto sentire come se tu mi avessi consegnato personalmente il microfono e spero di esserne stato degno.
In ogni caso perdonami di non aver capito, di essere stato uno fra i tuoi odiatori più incalliti fino a quando anni dopo che hai lasciato questo mondo ho avuto occasione di sentire le tue canzoni e comprenderle meglio.
Dentro l’anima
Alessandro Bono era nato nel 1964 e morto nel 1994.
La casa discografica Sony Music ha pubblicato un album celebrativo chiamato “dentro l’anima” a maggio 2024, in occasione dei 30 anni dalla sua morte; finalmente dopo anni in cui le sue canzoni sembravano sparite dalla circolazione, qualcuno ha deciso di ripubblicare i suoi più grandi successi in formato digitale e fisico.
Altri suoi brani sono disponibili nell’archivio SoundCloud Alessandro Bono.
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@network Gifter, se ti arriva la notifica di questo su @ilmondopositivo per favore mandami un WhatsApp con scritto BANZAI. Io verifico se arriva su WordPress perché uno spagnolo ci ha trovato un bel trick. PS oggi 25 settembre 2024 questo articolo su Bono te lo ripubblico e anzi se vuoi che lo pubblico oggi scrivimi banzai bono. se no lo pubblico venerdì 27 quando esce il libro "per non morire canto".